Facebook potrebbe andare incontro a numerosi problemi a causa della mossa di un professore universitario: ecco cosa sta succedendo.
Facebook ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per i social network. La sua evoluzione ha permesso a tantissimi utenti di iniziare a utilizzare il web in modo completamente diverso. Con il passare degli anni, tuttavia, si sono affermate altre piattaforma. Instagram e TikTok, per esempio, sono quelle preferite dai giovani.
Da questo momento in poi, le cose potrebbero mettersi molto male per lo spazio in questione. Un ricercatore americano ha deciso di proporre una mossa che potrebbe cambiare davvero tutto. A parer suo, ciò aiuterebbe anche a rispettare la privacy degli utenti e a promuovere una maggiore trasparenza.
L’algoritmo di Facebook è in pericolo: c’è una causa in corso
Il funzionamento di Facebook si basa su un algoritmo ben preciso. È attraverso di esso che la piattaforma decide che cosa proporre agli utenti, i post da mostrare e quelli da nascondere. Inoltre, non c’è modo di rimuovere completamente tutti i ‘mi piace’ lasciati e i profili seguiti. Ethan Zuckerman, nei panni di professore dell’Università del Massachusetts-Amhers, ha deciso di fare causa alla piattaforma.
L’uomo ha creato uno strumento per eliminare l’influenza dell’algoritmo di Facebook e per accedere a una versione ‘vergine’ del sito. Esso funzionerebbe come una semplice estensione per i browser. Basterebbe installarlo e attivarlo per accedere a tutti i suoi benefici. Per ora, gli è stato dato il nome di ‘Unfollow Everything 2.0’. Ovviamente, è ancora inaccessibile.
La questione è piuttosto delicata. Mark Zuckerberg non vede di buon occhio questi sistemi. Oltre a influire fortemente sul risultato finale, infatti, potrebbero causare una falla nelle misure di sicurezza. È importante specificare che, con un numero di utenti così elevato, non sempre è facile salvaguardare le giuste misure restrittive. Nel 2021, dopo la sentenza definitiva, Louis Barclay venne bannato per aver proposto la prima versione dello strumento sviluppato dal professore universitario.
Al momento, è ancora presto per sapere come andranno le cose. Probabilmente, però, non ci sarà alcuna approvazione. È difficile pensare che la situazione possa svilupparsi in modo diverso. Sophia Cope, che rappresenta legalmente la Electronic Frontier Foundation, è convinta che non ci sia niente di male in tutto ciò. Sarebbe solo un modo per aumentare il controllo degli utenti: “Sembra un caso particolarmente interessante da affrontare in un momento in cui le persone sono davvero preoccupate per il potere degli algoritmi“.